venerdì 19 marzo 2010

Lettera dall'ombra

Cara mamma,

non so se ti arriverà mai questa lettera, sai com’è, qui regna un clima pacifico, contemplativo, si richiede il silenzio proprio per consentire alle pecorelle smarrite di ritrovare la via, pertanto sarà difficile comunicare con l’esterno ed è vietato rivelare cosa succede all’interno. Siamo in clausura, è chiaro. Com’è la vita qui? Come sempre, si vive insieme, insieme alle altre pecorelle, ci sono orari fissi per mangiare, fare la doccia, lavorare, passeggiare. E poi non ti preoccupare, quelle più peccatrici vengono isolate da noi, non abbiamo alcun tipo di contatto con loro, altrimenti verremo distolti dalla retta via che dobbiamo perseguire. Un prete viene ogni giorno a farci fare la confessione, ci ricorda i nostri sbagli, ci fa capire che la nostra è una penitenza necessaria, dobbiamo accettarla di buon grado perché è giusta, commisurata allo sbaglio commesso, ma allo stesso tempo ci ricorda che siamo qui per rimediare a tutto, infatti c’è un rimedio a tutto per ogni buon cristiano. Un giorno, infatti, saremo finalmente più onesti, sereni, innocui, vivremo meglio nel mondo, avremo finalmente capito i nostri sbagli.

È vero che le amministrazioni pubbliche, le aziende, le società, tutti gli enti che dànno lavoro non vogliono chi è stato qui, ma una cosa è certa: avremo Dio dalla nostra parte, ci avrà finalmente perdonato, ed anche la gente l’avrà fatto. Non potremo essere assunti per fare i lavori che fanno tutti i cittadini comuni, ma che vuoi farci, è giusto così in fondo, c’è differenza tra noi e loro. E comunque non dovremo disperare, ci saranno sussidi e contributi per poter sopravvivere, penseranno a noi, vivremo aiutati costantemente dallo Stato. Non si dimenticheranno di noi, anzi saremo sempre ricordati a tutti. Ma ci sarà anche la possibilità di essere impiegati in lavoretti per il bene della società, tipo giardinaggio, netturbini, lavare i cessi delle scuole. Insomma, come per definizione, appunto, saranno lavori “utili” alla società.
Ma per ora c’è da compiere questo percorso, tra l’altro per me non molto lungo, fatto di eremitaggio e insieme di vita in comune e, naturalmente, di penitenza. Eh, sì, la penitenza è necessaria, è doverosa, senza questa tappa fondamentale il percorso non potrebbe mai proseguire, non servirebbe ai fini della nostra redenzione. Qui, infatti, ci sono tante persone preposte a questo scopo, tante brave persone lavoratrici, che conducono avanti la propria missione (e di missione è più appropriato parlare, non di lavoro) con impegno, senso del dovere e abnegazione. La loro mente è occupata quasi soltanto da questa mansione, nient’altro. E naturalmente sono stati selezionati ad hoc e preparati a dovere dalle autorità più importanti affinché la loro mente fosse quasi svuotata di altro per essere riempita solo dell’impegno a svolgere questo ruolo fondamentale.
Tu sicuramente ti domanderai se questo luogo, così isolato e lontano, debba o no essere controllato dallo Stato affinché tutto fili liscio e si rispettino i diritti di tutti i componenti. Beh, il governo ha tanto altro a cui pensare, ci sono tante altre classi sociali prima di noi, figurarsi se trova il tempo da dedicare a noi, è l’ultimo dei suoi pensieri. Ma poi, a pensarci bene, questo è uno dei luoghi che più dimostra che il governo italiano funziona, perché è quello che migliora la società, che la seleziona, che la redime, che indica a tutti, chi è dentro e non, qual’è la retta via.

In ultimo vorrei lasciarti rassicurandoti che la mia colpa è cosa da nulla, e presto uscirò. Non ho rubato, non ho pagato tangenti, non ho corrotto nessuno, non ho ammazzato. Non sono un politico disonesto, un mafioso. E non ho neanche scippato o spacciato droga, né pesante né leggera. Non sono uno spacciatore di Scampia, un pusher della camorra o della mafia, non faccio parte di nessuna associazione a delinquere. Ho soltanto tenuto in tasca un quantitativo medio di marijuana, potenzialmente spacciabile. Sono innocuo, non farei del male a un moscerino, sono completamente incensurato.
Ma proprio per questo sono qui e mi ammazzeranno di botte.


Con infinito affetto, Tuo S.

Daniele Picardi

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