sabato 19 febbraio 2011

Ed io?!

Dimmelo per te chi sono,
ora ho bisogno di saperlo, 
conoscere la mia essenza dai tuoi occhi.
Ed ora STOP.

Parlami ora!

Perchè fin quando puoi parlarmi e sentire le mie risposte credi ancora di avermi vicino. Solo quando non riuscirai a sentire la mia risposta al tuo "TORNA" ti accorgerai che eravamo già lontani e ciò che credevi esserti vicino era solo una pallida proiezione di me che stava cercandi di dirti "SONO QUI, SONO QUI; GUARDAMI, ASCOLTAMI, STAMMI VICINO". Ed ora che non riesci neanche a vedermi quello che rimane di me è solo il ricordo, di quello che era e non è stato. Di quello che sarebbe potuto essere.

giovedì 10 febbraio 2011

Postamat.

Come ogni mattina scendo alle 7.45 per andare a prendere il pullmann. Quresta è una di quelle che può essere definita tranquillamente una giornata di merda. Litigata mattutina con il mio ragazzo e porta sbattuta in faccia. Avrebbe dovuto anche scendere con me come ogni mattina, ma non me ne è fregato proprio un cazzo, vada a farsi fottere, scenderà da solo. E se non vuole scendere, amen! Gli ho lasciato anche le bollette, le pagasse lui.
Stacco la spina, arriva l'autobus, non è il mio. Via con un'altra sigaretta.
Finalmente vedo all'orizzonte il mio mezzo, quello che prendiamo insieme da quando conviviamo. Stamattina però sono da sola. Guardo fuori dla finestrino la nebbia mattutina, quasi mi è passata, proprio come questa nebbia la rabbia si sta dissolvendo e si dissolvono i pensieri. 
Appena arrivata al lavoro. Squillio di telefoni, scricchiolio di fax in arrivo. Ed ancora telefonate.
Ore 12.00. Stamattina non ci siamo sentiti. Ma quando è troppo è troppo. Sul serio.
Suonno della campanella e tutti a casa, ore diciannoveetrenta puntualissimo l'autobus. Prendiamo anche questo insieme. Lavoriamo ad un tiro di schioppo l'uno dall'altro conviene così! Lui non c'è qui però. Straordinari straordinari straordinari.
Chiave nella toppa del portone, toppa di casa. Scarpa uno al volo, centro la porta della stanza, scarpa due in rincorsa verso la cucina. Giacca, camicia, gonna calze, in un tutt'uno e via verso il bagno!
La rabbia e sbollita e l'acqua che scende nella vasca se la porta via.
Asciugo in fretta causa campanello insistente. È lui lo so. Bacio, siamo un po' stressati, lo so. Ci amiamo però è questo quello che conta, bacini baciosi e carezze. Apro ma non è lui.
Carabinieri commiseri nel dolore mi parlano tutto d'un fiato quasi come a risalire da un'apnea. "Ci dispiace.." e poi silenzio. Si è fatto pure arrestare, e su la rabbia. Ma no.
"Ci segua" e lampeggiare di sirene.
Corro corro corro forte, il mio cuore corre più forte, adesso ho paura davvero.
Lui lì, non mi guarda. Questa volta non mi guarderà neanche se risolviamo.
Era in posta, da dietro i fiori non ha visto arrivare i rapinatori, che spaventati l'hanno ucciso a bruciapelo. 
"Questo credo cha sia suo" mi dice. Apro e leggo, avremmo risolto.