giovedì 26 agosto 2010

Vita di San Dokan, protettore dei camorristi e dei loro cani da presa. Patrono di Casal di Principe

Vita: Nacque a Principis Casalis, una ridente e vivace, molto vivace contrada della provincia di Caserta, dove, più volte all'anno, si praticavano numerose e famose feste e ricorrenze popolari e religiose, quali la Caccia all'Extracomunitario, i "Fuocarazzi" sul Sacchetto, che illuminavano a giorno la città in modo spettacolare e impreziosivano l'aria con le fragranze che emanavano al loro ardere, il Parcheggio Minato, la Sagra dell'Eroina e dei Trip Paesani, il tutto finanziato e organizzato da una generosa famiglia nobile che governava il feudo, gli Schiavoni. E a capo di questa famiglia c'era lui, il conte Francisco, detto Dokàn, per la sua stretta somiglianza con un celebre giullare dell'epoca che portava questo nome, noto soprattutto per i suoi salti mortali, durante i quali era capace di castrare un maiale mentre quest'ultimo saltava insieme a lui. Francisco, giunto quasi ad età adulta, ebbe un'illuminazione: dopo un'estasi mistica in seguito a una copiosa dose di trip, in cui gli apparve Santa Barbara, protettrice dei kalashnikov, decise di ripudiare tutte le sue ricchezze e i vestiti e di diventare frate mendicante. Pensò, quindi, di far partecipare attivamente la popolazione all'organizzazione delle suddette ricorrenze religiose al solo fine di aprire la via della redenzione ai tanti peccatori della contea. Ogni giorno lavorativo, quindi, mandava dei suoi discepoli (tra cui figurava anche Pizzo, fatto santo da evangelisti apocrifi successivamente) a chiedere con grande gentilezza una piccola offerta agli artigiani e ai mercanti nelle loro botteghe, benedicendoli con parole celesti.

Martirio.
Mentre in principio le feste si svolgevano nel migliore dei modi, finanziate dalla popolazione redenta, col passar del tempo gli abitanti, non essendo riusciti ancora ad allontanare i loro animi peccatori dai beni terreni, cominciarono a rifiutarsi di elargire le offerte scatenando, così, ogni volta, l'ira divina. Le loro botteghe, infatti, cominciarono a incendiarsi successivamente ad ogni rifiuto. Non avendo compreso la causa di tutto ciò, il popolo ignorante lo martirizzò agitandogli contro immagini di Saviàn, il demone ribelle, causandogli la morte per crepacuore.

Iconografia.
E' raffigurato con un cane da presa affianco e una mazzetta di banconote in una mano.

nota: Questo santo, anzi, santone, è stato fatto tale solo in questi ultimi mesi, in seguito alla sua rivalutazione da parte di un sovrano martirizzato poi dai giudici che, in occasione della cerimonia di santificazione, per onorarlo ha offerto una poltrona in Parlamento al suo discendente.

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