domenica 4 dicembre 2011

Motti e proverbi


Dalle vostre bocche pendono,
bell'e pronte, impacchettate,
a caratteri lucenti,
tante frasi di saggezza
sulla vita, sull'amore,
formulate, architettate
da un acrobata del verbo
che qualcuno, o egli stesso,
ha elevato a pensatore
che si impegna senza sosta
a produrre enormi peti
che, per lor costituzione,
son composti solo d'aria
certo non rigenerante,
ma stantia e derivante
da rifiuti non rimossi
di pensieri senza sale.
E quest'aria voi ingerite
rigettandola dal culo
per un plauso potente,
a riempire, con il nulla,
il vostro vuoto, il vostro niente.

giovedì 6 ottobre 2011

il dott. A. che non pensava (a male)

Un bel giorno il dott. A. decise di non pensare più. Ogni cosa passava al suo sguardo tranquilla come l'acqua che scorre. Non pensava, ed ogni azione per lui non costituiva in alcun modo turbamento. Il dott. A. viveva senza problemi. Le persone che lo circondavano gli giravano intorno come tanti cavalli di un carosello perchè non pensava. Lui non pensava nel vero senso della parola, evitava di andare oltre le cose, nel senso proprio del termine, si fermava a ciò che gli si parava davanti. 
Ed è così che un borseggiatore gli chiese: "Buonuomo mi darebbe il suo portafogli?!", ed il dott. A. che non pensava glielo diede! Ma il borseggiatore fuggì via (come c'era da aspettarsi se solo ci avesse pensato; ma il dott. A. non pensava oltre).
Ed un ladro di auto, gli chiese: "Buonuomo potrei fare un giro con la sua auto?!", ed il dott. A. che non pensava (a male) gli porse le chiavi e dieci euro (e bhè non c'era benzina..); il ladro allontanandosi ringraziò sentitamente il dott. A.
Il dott. A. da bravo ragionerie però, un bel giorno di una settimana dopo il bel giorno in cui decise di non pensare (a male) pensò (facendo qui uno strappo alla regola) di fare un conto di ciò che gli era successo nel mentre non pensava; prese un foglietto (stampato da un lato, e dall'altro bianco) e tirò una linea e contrassegnò un lato con "BENE" l'altro con "MALE", male, disse, mi hanno rubato la macchina, male mi hanno rubato il portafogli, male sono a scrivere su una panchina perchè la mia casa è occupata da un tizio che neanche conosco, ma che mi aveva chiesto se poteva starci un minuto tutto solo dentro; male, non ho le scarpe, le ho fatte provare ad un passante che me le aveva chieste. Male, sono in piedi perchè mi hanno chiesto se potevo alzarmi che c'era un unicorno sotto la panchina..
Il dott. A. allora prese una decisione, perentorea, ma nel momento stesso che lo fece iniziò a sparire lentamente, stava diventando trasparente, e fumoso tralaltro; inconsciamente il dott. A. aveva deciso di sparire. E così fù.Puff..
Il ladro fu arrestato con la macchina del dott. A., in fondo il dott. A. avrebbe fatto bene a pensare male, il borseggiatore fu preso con la refurtiva, in fondo il dott. A. avrebbe fatto bene a pensare male, la casa fu sgomberata, in fondo il dott. A. avrebbe fatto bene a pensare male, e l'unicorno sotto la panchina?! Ora portava il dott. A. in giro a pensare (male e qualche volta bene), per il mondo, perchè in fondo in fondo, perchè pensare a male credendo che un unicorno non possa esistere?! Ahahahahaah..



sabato 1 ottobre 2011

Cravatte a mo di guinzaglio

Qualcun dovrebbe dire a certi signori che le cravatte non sono guinzagli. Si perchè secondo me c'è una sorta di fraintendimento sulla questione; si incravattano, fanno i gradassi e gli spocchiosi con chi è sotto di loro ma poi al richiamo del potere si porgono come docili cagnolini. Si fanno prendere al guinzaglio con tranquillità disarmante, per poi tornare i gradassi di sempre una volta che ritornano alla loro scrivania. Ma dico io e mi domando, ma la personalità?! Immagino se a guardarli nelle loro performances servilistico-timorose ci fossero i loro figli: "Papà ma che fai?!"Che esempio darebbe loro guardare un genitore, colui che deve trasmettergli l'educazione per affrontare la vta, accucciato ai piedi del potente?! Non trovo spiegazione a ciò, e soprattutto resto sconcertato. Su siate uomini, abbiate un comportamento degno di questo nome; così quando guarderete i vostri figli per far loro un rimprovero non vi sentirete delle nullità sapendo che poco prima avete lasciato che vi mettessero i piedi in testa. Per terminare vorrei portare alla ribalta anche coloro i quali, invece, non lasciano usare la cravatta come guinzaglio ma addirittura ne portano uno sotto il colletto della camicia! Questi a mio avviso sono i più pericolosi, non solo fanno i prepotenti ed i dispotici con i deboli (e cagnolini da bestiame con i potenti) ma addirittura millantano (e minacciano) azioni di grande respiro o addirittura dimostrative, per poi farsi fare immediatamente barba e capelli!!!! Basta basta basta!

giovedì 29 settembre 2011

Radici

Chi perrde la memoria delle proprie radici è destinato a morire; ma non fisicamente s'intende, morire dentro. Chi dimentica da dove è venuto finsce per essere scontroso ed altezzoso con chi semplicemente è quello che lui è stato. Nella sostanza è come se un un albero iniziasse a rinnegare le proprie radici, certo questo lo renderebbe assolutamente più libero, ma per quanto?! Dopo un po' inizierebbe ad inaridire per poi morire miseramente. Ricordare le proprie origini ci rende umili e soprattutto consapevoli di quanta strada abbiamo fatto, quanta ne abbiamo ancora avanti ma soprattutto ci rende coscienti di quanto la situazione possa cambiare in un attimo; una tempesta una grandinata un torrente in piena, possono stravolgere lo status quo e perchè no metterci addirittura dietro il nostro punto di partenza. Diventare esseri aridi distaccati assorbiti da se stessi, impenetrabili. Meglio è invece guardare attraverso gli occhi del proprio interlocutore e cercare di riconoscere se stessi, come si era, perchè ciò che egli ci sta inconsapevolmente fornendo, è l'occasione per diventare migliori.

domenica 22 maggio 2011

Amare in un recinto

Capita spesso, e non ce ne accorgiamo, che il modo in cui amiamo è sostanzilamente un recinto (sottolineo che il modo è un recinto, non l'amore è un recinto, quindi non voglio dire che quando ci fidanza si è in un recinto n.d.a.). Mi spiego meglio. Spesso il nostro amore tiene conto di fattori che risultano estranei, il giudizio delle persone, il voler compiacerne un'altra; ciò è sostanzialmente contro la stessa definizione di amore. L'amore di per se è libero vivo vitale incondizionato, talvolte travolgente, ma sempre libero. Se si inizia a volere valutare in che modo si può amare senza fare scortesie a nessuno, allora si sta iniziando ad amare in un recinto. Il recinto creato per non andare contro il comune senso di chissà che, per non urtare le idee di chissà chi, ma sostanzialmente tutti elementi che non hanno a che fare con se stessi. Perchè ciò che o sempre dico è: a quale pro si fa ciò?! Per paura? Per mostrarsi "conforme" alle idee generalmente diffuse? Dico che è inutile, completamente inutile farsi chiudere in un recinto, essenzialmente perchè se per compiacere qualcuno entriamo nel recinto, dopo per continuare a compiacerlo dovremmo entrarne in uno piccolo e poi più piccolo ancora, per poi finire in una gabbia tipo pollo da batteria. Chi ne soffre in tutto ciò? Sicuramente chi vuole compiacere, perchè da un lato sa di assecondare le idee di qualcuno, ma dall'altro sa di andare contro il proprio amato/a che bene o male entra nel recinto. Concludendo: amiamo come vogliamo amare e facciamo ciò che per il nostro amato/a (e con il nostro amato/a) vogliamo fare. Le idee e a mentalità di qualcuno non devono mai condizionare il nostro modo e soprattutto ciò che noi vorremmo fare per amore, perchè alla fine gli altri consigliano e danno giudizi ma le conseguenze ce le pigliamo noi. Sarebbe come giocare al casinò e costringere qualcuno ad adottare una strategia di gioco, ma con i suoi soldi, condividendo le vittore ma infischiandosene delle perdite! Fait votre jeux, mesdames et messieurs!

Il prezzo dell'amore

Quanto siamo disposti a mettere nel piatto per amare? Cioè in fin dei conti nel concreto ( dalle mie parti si direbbe: mettendo mano alla tasca) cosa siamo disposti ad investire per amore? Perché il problema è che in fin dei conti fino a quando va tutto per il verso giusto, tutti d'amore e d'accordo, ma quando poi c'è da scegliere, da schierarsi, lì sorgono i problemi. Perché un conto è dire io ti amo alla follia sei l'uomo della mia vita, per te farei di tutto, ed un altro è farlo! È proprio quello il punto cosa "realmente" siamo disposti a mettere in gioco? Quali equilibri e poteri vogliamo mettere in discussione? (per davvero però non a chiacchiere!) D'altronde è vero anche il contrario ovvero, capita che per una vita non ce lo si chieda mai ma che quando poi si presenti l'occasione si vada dritti all'obiettivo senza farsi carico degli altri. Perché in fin dei conti sarebbe meglio vivere in pace, ma se proprio la guerra la si deve fare non si può certo pretendere di non considerare l'idea di ammazzare qualcuno. Chiediamoci ed io che guerra sono disposto a fare per amore (sul serio però mi raccomando)?!

sabato 19 febbraio 2011

Ed io?!

Dimmelo per te chi sono,
ora ho bisogno di saperlo, 
conoscere la mia essenza dai tuoi occhi.
Ed ora STOP.

Parlami ora!

Perchè fin quando puoi parlarmi e sentire le mie risposte credi ancora di avermi vicino. Solo quando non riuscirai a sentire la mia risposta al tuo "TORNA" ti accorgerai che eravamo già lontani e ciò che credevi esserti vicino era solo una pallida proiezione di me che stava cercandi di dirti "SONO QUI, SONO QUI; GUARDAMI, ASCOLTAMI, STAMMI VICINO". Ed ora che non riesci neanche a vedermi quello che rimane di me è solo il ricordo, di quello che era e non è stato. Di quello che sarebbe potuto essere.

giovedì 10 febbraio 2011

Postamat.

Come ogni mattina scendo alle 7.45 per andare a prendere il pullmann. Quresta è una di quelle che può essere definita tranquillamente una giornata di merda. Litigata mattutina con il mio ragazzo e porta sbattuta in faccia. Avrebbe dovuto anche scendere con me come ogni mattina, ma non me ne è fregato proprio un cazzo, vada a farsi fottere, scenderà da solo. E se non vuole scendere, amen! Gli ho lasciato anche le bollette, le pagasse lui.
Stacco la spina, arriva l'autobus, non è il mio. Via con un'altra sigaretta.
Finalmente vedo all'orizzonte il mio mezzo, quello che prendiamo insieme da quando conviviamo. Stamattina però sono da sola. Guardo fuori dla finestrino la nebbia mattutina, quasi mi è passata, proprio come questa nebbia la rabbia si sta dissolvendo e si dissolvono i pensieri. 
Appena arrivata al lavoro. Squillio di telefoni, scricchiolio di fax in arrivo. Ed ancora telefonate.
Ore 12.00. Stamattina non ci siamo sentiti. Ma quando è troppo è troppo. Sul serio.
Suonno della campanella e tutti a casa, ore diciannoveetrenta puntualissimo l'autobus. Prendiamo anche questo insieme. Lavoriamo ad un tiro di schioppo l'uno dall'altro conviene così! Lui non c'è qui però. Straordinari straordinari straordinari.
Chiave nella toppa del portone, toppa di casa. Scarpa uno al volo, centro la porta della stanza, scarpa due in rincorsa verso la cucina. Giacca, camicia, gonna calze, in un tutt'uno e via verso il bagno!
La rabbia e sbollita e l'acqua che scende nella vasca se la porta via.
Asciugo in fretta causa campanello insistente. È lui lo so. Bacio, siamo un po' stressati, lo so. Ci amiamo però è questo quello che conta, bacini baciosi e carezze. Apro ma non è lui.
Carabinieri commiseri nel dolore mi parlano tutto d'un fiato quasi come a risalire da un'apnea. "Ci dispiace.." e poi silenzio. Si è fatto pure arrestare, e su la rabbia. Ma no.
"Ci segua" e lampeggiare di sirene.
Corro corro corro forte, il mio cuore corre più forte, adesso ho paura davvero.
Lui lì, non mi guarda. Questa volta non mi guarderà neanche se risolviamo.
Era in posta, da dietro i fiori non ha visto arrivare i rapinatori, che spaventati l'hanno ucciso a bruciapelo. 
"Questo credo cha sia suo" mi dice. Apro e leggo, avremmo risolto.