Oggi cercherò di dare una valida risposta alla seguente domanda: perché le donne si lamentano delle proprie scelte? O per meglio dire, perché si fanno mille e uno scrupolo rispetto alle scelte che in maniera assolutamente autonoma fanno? Per chiarire perché un centesimo dopo avere preso una decisione già non ne sono più convinte?
La risposta é di quelle da un milione di dollari, é di quelle risposte che permettono di ricevere il premio nobel per una disciplina a scelta inviato però per FAX, senza l'incombenza di fare i tre inchini, insomma na cosa consistente.
Ma andiamo per gradi, le donne (esseri assolutamente incomprensibili, ma che ahimè rendono la vita terribilmente bella) sono complicate per definizione, non sanno generalmente nulla di cosa vogliono o vorrebbero, ma stranamente tendono, nell'immediato, a scegliere sempre la soluzione peggiore.
Anche questo punto é abbastanza difficile da comprendere, qualcuno dice che sia il loro innato spirito autolesionista o masochista per altri; io direi invece che scelgono di soffrire per non sentirsi bene.
Le donne partono con il presupposto che soffriranno, o che accadrà qualcosa per cui saranno costrette a stare male, tutto ciò senza sapere che la scelta che stanno facendo le renderà pressoché più sofferenti.
Una possibile soluzione, pensare meno sulle cose, e soprattutto rendersi conto che qualche volta le avviciniamo perché ci fanno stare bene, e che forse quello che sentiamo ( e che sentono aggiungerei) poi non é tanto malvagio; si può stare bene, anzi forse si può stare meglio se ci si fida delle persone giuste; e che nessuno eccepisca la difficoltà di capire quale sia la persona giusta (lo sapete benissimo) esiste.
Da dire un'altra cosa, le scuse banalotte che cercate di somministrarvi non servono a nulla, non esiste "non ho la testa, non é il momento" che tengano (piccolo inciso, come si fa a sapere quale é il momento buono? Convergenze astrali?) esiste solo una domanda "Voglio stare bene, o continuo a farmi male?".
Spero che con questo mio, sia riuscito non a darvi risposte ma a far sorgere domande, che sono in sostanza ciò che ci aiuta a vivere.
La risposta é di quelle da un milione di dollari, é di quelle risposte che permettono di ricevere il premio nobel per una disciplina a scelta inviato però per FAX, senza l'incombenza di fare i tre inchini, insomma na cosa consistente.
Ma andiamo per gradi, le donne (esseri assolutamente incomprensibili, ma che ahimè rendono la vita terribilmente bella) sono complicate per definizione, non sanno generalmente nulla di cosa vogliono o vorrebbero, ma stranamente tendono, nell'immediato, a scegliere sempre la soluzione peggiore.
Anche questo punto é abbastanza difficile da comprendere, qualcuno dice che sia il loro innato spirito autolesionista o masochista per altri; io direi invece che scelgono di soffrire per non sentirsi bene.
Le donne partono con il presupposto che soffriranno, o che accadrà qualcosa per cui saranno costrette a stare male, tutto ciò senza sapere che la scelta che stanno facendo le renderà pressoché più sofferenti.
Una possibile soluzione, pensare meno sulle cose, e soprattutto rendersi conto che qualche volta le avviciniamo perché ci fanno stare bene, e che forse quello che sentiamo ( e che sentono aggiungerei) poi non é tanto malvagio; si può stare bene, anzi forse si può stare meglio se ci si fida delle persone giuste; e che nessuno eccepisca la difficoltà di capire quale sia la persona giusta (lo sapete benissimo) esiste.
Da dire un'altra cosa, le scuse banalotte che cercate di somministrarvi non servono a nulla, non esiste "non ho la testa, non é il momento" che tengano (piccolo inciso, come si fa a sapere quale é il momento buono? Convergenze astrali?) esiste solo una domanda "Voglio stare bene, o continuo a farmi male?".
Spero che con questo mio, sia riuscito non a darvi risposte ma a far sorgere domande, che sono in sostanza ciò che ci aiuta a vivere.
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