domenica 28 ottobre 2007

Errata corrige

Come attentamente mi é stato fatto notare da un lettore del blog la poesia "Ode alla vita" da me pubblicata come opera del celebre Pablo Neruda in realtà é un clamoroso falso, solo un rumors insomma.
E' possibile per chiunque lo voglia esiste un blog che riporta notizie dettagliate sulla vicenda, il link é questo, LINK.
Ora tralasciando le doverose correzioni vorrei dire una cosa; dobbiamo staccarci dalla convinzione che le parole abbiano un senso oppure ne guadagnano uno solo perché la persona che le cita é autorevole; dobbiamo pensare alle parole per quello che ci comunicano e quello che suscitano in noi, ritengo doveroso correggere l'autore della poesia, ma mi sento in dovere in maniera uguale dire che quella poesia ha smosso qualcosa in parecchie persone e chissà, ha reso migliore la giornata a qualcuno.

martedì 23 ottobre 2007

Di quando siamo soli

Mi é capitato di sentirmi solo, davvero solo, solo in mezzo alla gente, solo tra la folla.
Ci si sente soli, quando i problemi ci mettono sotto, sono più grandi di noi; ci sembrano insormontabili, ma sentendosi soli questi mostri ci mangiano, sono grossi si nutrono delle nostre paure.
Ho scoperto una cosa non sono solo, non siamo soli; anche se ci giriamo intorno e non vediamo nulla nessuno, non siamo soli.
C'é sempre qualcuno che é pronto ad aiutarci, gli amici sono lì e quando meno ce lo aspettiamo sono lì, e per di più persone che fino a poco fa ignoravamo per varie ragioni (non negative per giunta) ci risollevano, gettano la luce sulle nostre paure e così i mostri si fanno più piccoli, piccoli, piccolissimi, e finalmente, con il tempo spariscono.
Ci parlano, gli amici, ci parlano di quello che vedono di noi, di quello che noi non vediamo; ci accorgiamo che in fondo non siamo davvero soli, ce la possiamo fare se riusciamo a cogliere l'aiuto di queste persone e soprattutto se riusciamo a capire tra la folla ci davvero ci vuole bene.
Alla fine vorrei fare un ringraziamento particolare a PLEXIAR e Gabriel Omar Cardoso, che sono di quella gente che é emersa dalla folla.
Grazie ragazzi.

giovedì 18 ottobre 2007

Whole Internet

Tutta la rete in una foto.

Dimmi

Dimmi che si prova a guardare negli occhi una persona
e dirsi più di un milione di parole senza parlare.

Dimmi che si sente a stringersi le mani
e a sentirsi più vicini.

Dimmi cosa si sente a parlare del niente
e sentirsi il mondo dentro.

Dimmi della nostalgia che muore nel rivedersi.

Dimmi delle parole che escono dall'anima.

Dimmi di te, dimmi di noi.

lunedì 15 ottobre 2007

Ode alla vita

Ode alla vita.
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marca,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi fa della televisione il suo guru.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle 'i'
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli si chiede qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

ANONIMO

Cambiamenti

In questi giorni mi fermo e penso, penso a quanto sono cambiato, a quanto sono diverso dal me stesso di ieri dell'altro. Mi accorgo della vita che cambia, a volte ne sento lo scorrere sulla mia pelle. Mi accorgo delle cose che ho lasciato dietro, delle persone che ormai sono labili figure nella mia mente; mi accorgo di ciò che non ho fatto, che avrei voluto fare, meglio vivere di ricordi che di rimpianti, ma non é stato sempre così riguardo e vedo che tante cose si potevano veramente fare.
Che ci possiamo fare é la vita, significa che era necessario che tutto andasse così, era necessario.
Cambio di registro, altro pensiero, la vita non chiude in pareggio, o forse si?
Siamo sicuri che il differenziale tra le buone e le cattive azioni sia sempre uguale a zero? veramente cio che facciamo ce lo ritroviamo con segno uguale a nostro carico? Sarei ispirato dal dire che non é così ma in fondo al mio cuore c'é una flebile vocina che mi dice che la riscossa arriva per tutti, non può andare sempre male dobbiamo conoscere il bene tutti quanti, dobbiamo sapere che esiste.
Dopo questa breve ma se pur concitata fase mentale, mi congedo come sempre da voi.
Le va di ballare? Un secondo, mi sto guardando indietro!

sabato 13 ottobre 2007

Un film già visto

Mai capitato che avete la sensazione che tutto intorno a voi gira esattamente uguale ad un altro istante della vostra vita? Un attimo che si ripete, ma soprattutto situazioni che si ripetono, gente che si ripete.
Gente che non cambia mai, gente uguale a se stessa; ma principalmente dove sta il problema?
Il problema siamo noi, noi vogliamo, speriamo, desideriamo che cambino ma ciò non é sempre possibile o per meglio dire non é mai possibile.
Come si pretende che una persona che ha un comportamento radicato nell'animo, frutto di esperienze di vita, cambi? Si possono cambiare gli atteggiamenti, la parte soft della persona ma mai, mai aspettarsi che cambino i comportamenti; aspettarsi cambiamenti dalle persone significa, dal mio punto di vista, partire già sconfitti.
I comportamenti girano a livello kernel, possono sembrare cambiati modificati, ma in realtà sono sempre gli stessi, cambiano solo la loro forma nel breve o almeno fin quando sono assistiti dalla ragione, ma quando la ragione si fa da parte ed entra l'abitudine, allora in quel momento cadono tutti i veli e si ritorna alla base.
Chi nasce tondo non può morire quadrato, sembrerà banale ma é così non si può cambiare la propria natura; si può mascherarla a volte anche sommariamente bene, ma la natura non ragiona, vive di istinti e l'istinto prima o poi esce fuori.
Come si può rimediare a tutto ciò però non ci é dato saperlo; una soluzione sarebbe lasciare stare tutte queste chiacchiere e continuare a sperare nei cambiamenti, oppure oppure, non lo so.
Purtroppo é un dubbio che mi affligge, cerco febbrilmente una soluzione ma mi dispiace dirlo non la trovo.

venerdì 12 ottobre 2007

Gente trasparente

Sto scrivendo poco é vero, ma dovete anche capirmi. Il motivo é presto detto devo trovare gli spunti e mi sa che in questi giorni ne ho trovati a bizzeffe. Gente trasparente é il titolo un po criptico di questo mio nuovo post; cosa é la gente trasparente? Presto detto, é la gente che la si può vedere da parte a parte, non nascondono nulla ma stranamente riescono a farci immancabilmente un servizio che neanche rocco...
Come mai accade é tuttora una cosa difficile da spiegarsi.
Alzi la mano chi non ha mai trovato qualcuno di cui ci si poteva fidare, non ciecamente peggio.
Ma le persone trasparenti sono una trappola da non confondere con le persone false; le persone false sono quelle che é possibile fiutare ad un miglio di distanza, si squadrano a prima vista, il loro comportamento infido ci colpisce immediatamente, le cattiverie che fanno ci trovano preparati, abbiamo le difese alzate.
Le persone trasparenti sono un pericolo ambulante, ti avvicinano, sono tue amiche sono insider trader lavorano dall'interno; sono trasparenti nelle loro azioni assolutamente prevedibili.
Nella loro prevedibilità si nasconde il grande male, il marcio; le loro azioni sono come la trama di pulp fiction, una serie incomprensibile di azioni che solo alla fine si ricompongono in un grande puzzle, di quelli che si capisce il soggetto solo stando da lontano con un occhio bendato.
Il disegno é complesso e nel momento in cui lo si scorge loro sono sparite, con la loro trasparenza, nell'ombra, lasciando dietro la fantastica scenografia, il marcio che hanno dentro.
La scena é di morte.
Appena riuscite a scorgere una grinza nel comportamento che vi fa rendere conto della trama di fondo, lasciate immediatamente la persona trasparente, anzi fate una cosa segnalatela in giro mettete le foto sugli alberi fate di tutto per renderle finalmente visibili.
E' con un bacio che vi lascio.

giovedì 11 ottobre 2007

Annuncio alla nazione

Oggi cercherò di dare una valida risposta alla seguente domanda: perché le donne si lamentano delle proprie scelte? O per meglio dire, perché si fanno mille e uno scrupolo rispetto alle scelte che in maniera assolutamente autonoma fanno? Per chiarire perché un centesimo dopo avere preso una decisione già non ne sono più convinte?
La risposta é di quelle da un milione di dollari, é di quelle risposte che permettono di ricevere il premio nobel per una disciplina a scelta inviato però per FAX, senza l'incombenza di fare i tre inchini, insomma na cosa consistente.
Ma andiamo per gradi, le donne (esseri assolutamente incomprensibili, ma che ahimè rendono la vita terribilmente bella) sono complicate per definizione, non sanno generalmente nulla di cosa vogliono o vorrebbero, ma stranamente tendono, nell'immediato, a scegliere sempre la soluzione peggiore.
Anche questo punto é abbastanza difficile da comprendere, qualcuno dice che sia il loro innato spirito autolesionista o masochista per altri; io direi invece che scelgono di soffrire per non sentirsi bene.
Le donne partono con il presupposto che soffriranno, o che accadrà qualcosa per cui saranno costrette a stare male, tutto ciò senza sapere che la scelta che stanno facendo le renderà pressoché più sofferenti.
Una possibile soluzione, pensare meno sulle cose, e soprattutto rendersi conto che qualche volta le avviciniamo perché ci fanno stare bene, e che forse quello che sentiamo ( e che sentono aggiungerei) poi non é tanto malvagio; si può stare bene, anzi forse si può stare meglio se ci si fida delle persone giuste; e che nessuno eccepisca la difficoltà di capire quale sia la persona giusta (lo sapete benissimo) esiste.
Da dire un'altra cosa, le scuse banalotte che cercate di somministrarvi non servono a nulla, non esiste "non ho la testa, non é il momento" che tengano (piccolo inciso, come si fa a sapere quale é il momento buono? Convergenze astrali?) esiste solo una domanda "Voglio stare bene, o continuo a farmi male?".
Spero che con questo mio, sia riuscito non a darvi risposte ma a far sorgere domande, che sono in sostanza ciò che ci aiuta a vivere.

(Tutto andrà bene alla fine, se non é così, non é la fine.)

martedì 9 ottobre 2007